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Brindisi: PNRR. Contessa, ormai un “pit-stop” è inevitabile

La situazione che si sta venendo a determinare nel paese-Italia è decisamente preoccupante e rischia di mettere in discussione ogni ipotesi di ripresa economica. I segnali di allarme sono ormai evidenti, anche se sono in tanti a nascondere la testa sotto la sabbia ed a far finta di nulla, come se problemi così gravi possano risolversi senza assumere decisioni drastiche ed anche dolorose.

Occorre, pertanto, immaginare soluzioni realmente capaci di incidere ed il riferimento è al reale stato di attuazione del PNRR ed alla necessità di riprogrammazione, partendo da un diverso rapporto tra Stato, imprese e cittadini. Una sorta di “pit-stop” che consentirebbe di evitare il fallimento totale.

Su questo sarà necessario misurarsi già a partire dai prossimi giorni, atteso che davvero non c’è più tempo da perdere.

Il PNRR, come è noto, si inserisce nel programma Next Generation EU concordato dall’Unione Europea per arginare la crisi provocata dalla pandemia ed ha una dotazione complessiva per l’Italia di 222,1 miliardi di euro, ha una durata di sei anni, è iniziato nel 2021 e va rendicontato entro il 2026. Il piano si sviluppa su tre assi strategici: digitalizzazione e innovazione – transizione ecologica – inclusione sociale. L’obiettivo primario del Piano è quello di contribuire a ridurre i divari territoriali, quelli generazionali e di genere attraverso la ripartenza dell’economia, migliorando le ataviche debolezze strutturali e mettendo un argine alla crisi sociale per accompagnare il sistema paese verso la transizione ecologica con relativa tutela ambientale.

Le ottime intenzioni del Presidente Draghi, purtroppo, hanno incrociato l’ulteriore aggravamento della crisi economica, provocata dalla scellerata guerra Russia-Ucraina che ha messo in subbuglio il mercato delle materie prime con conseguenze eccezionali, impreviste ed imprevedibili.

Bisogna riconoscere al Governo il grande sforzo che sta facendo per cercare di arginare il problema, non per ultimo con il “Decreto aiuti”, ma al momento la periferia istituzionale (Province-Comuni-Anas-Rfi-multiutilities, ecc.) non riesce, o peggio non vuole recepire le volontà governative e quindi ciò che serve al paese. Il PNRR è in forte ritardo nella sua attuazione e per mantenere gli impegni di rendicontazione, le risorse da “aggiuntive” si stanno trasformando in “sostitutive” con tutte le relative conseguenze anche in termini di adempimenti delle stazioni appaltanti.

Il caro materiali ha messo in ginocchio la filiera dell’edilizia, ormai gli uffici acquisti delle imprese sono vittime dei fornitori che chiedono pagamenti anticipati all’ordine con date di consegna a “speriamo che”. La compensazione prezzi non ha dato i risultati promessi (non ha incassato nessuno), ed è eclatante la sentenza del TAR Lazio del 3 giugno 2022 sul ricorso nr. 902/2022 proposto dall’ANCE che ha bocciato sonoramente la “Commissione rilevazione prezzi del MIMS”, ordinando un supplemento di istruttoria per verificare il reale andamento dei prezzi. Nel caos normativo i Rup continuano a tergiversare ed a dare mille interpretazioni legislative pur di non assumersi la responsabilità di riconoscere i maggiori oneri.

L’ANAC continua a dire in tutte le lingue che il momento è eccezionale e bisogna riequilibrare i contratti. È evidente che per riequilibrare i contratti in corso ed aggiornare i progetti con prezziari che tengano conto degli aumenti “reali” dei materiali, servono somme aggiuntive e tempistiche di esecuzione maggiori.

I “bonus edilizi” che qualcuno ha definito, impropriamente, un regalo per le imprese (come se creare opportunità di lavoro non fosse un diritto) stanno facendo morire gli imprenditori di credito fiscale e non si capisce il motivo per cui i soggetti autorizzati ad acquisire i crediti, bontà loro, hanno alzato i tassi.

Assurda la diatriba continua sulla carenza di lavoratori causata dal reddito di cittadinanza. E’evidente che si è creato un preoccupante disequilibrio tra “domanda ed offerta” perché nel tempo si è realizzato un sistema formativo sganciato dalle esigenze del mondo produttivo ed i centri per l’impiego non hanno svolto il ruolo a loro assegnato.

La stagione delle riforme e semplificazioni al momento non ha centrato l’obiettivo di rendere la macchina dello Stato sempre più al servizio dei cittadini e delle imprese.

Insomma, il caos regna sovrano e si ha la sensazione, speriamo sbagliata, che la politica, pur percependo il problema, preferisca continuare a mettere bandierine elettorali e con un apparato burocratico ormai inadeguato a fornire le soluzioni che servono al paese, le speranze di attuazione e del Piano sono ridotte al lumicino.

Da qui la nostra richiesta alla Politica ed al Governo di fare un Pit-Stop per revisionare la macchina ed evitare che finisca irrimediabilmente fuori strada.

Angelo Contessa – Presidente ANCE Brindisi

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