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Taranto: Nessuna vita umana per la produzione

Emidio Deandri Vicepresidente nazionale Anmil.

Oggi purtroppo registriamo l’ennesimo incidente mortale sul lavoro a Taranto, una città che paga, con tragica periodicità, un pesantissimo tributo di vita umane allo “sviluppo del Paese”.

Lo paga con tanti lavoratori che, come oggi Massimo De Vita, escono tranquilli di casa la mattina salutando i figli e non tornano più, schiacciati da un carico o cadendo in mare in una gru, e lo paga riempiendo gli ospedali di lavoratori affetti da malattie professionali e di tanti cittadini con patologie tumorali.

Eppure l’unica attenzione che riserva anche questo Governo a Taranto è per la produzione necessaria per il PIL nazionale, oggi più che mai strategica per la crisi energetica e per quella derivata dalla guerra.

Il premier Mario Draghi si preoccupa della produzione, ma non spende una parola per la sicurezza sui posti di lavoro e per abbattere l’inquinamento che ammala i tarantini.

Questo è inaccettabile: non c’è vita umana che possa essere immolata sull’altare della produzione!

Siamo stanchi di assistere a questo stillicidio di morti bianche e non abbiamo più parole per esprimere la nostra rabbia di fronte a queste barbarie, perché tali sono.

Ma l’Anmil (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro) continuerà a battersi per il sacrosanto diritto di ogni lavoratore ad operare in sicurezza e in un ambiente salubre.

Esprimo le condoglianze di tutta l’Anmil ai familiari di Massimo De Vita, 45 anni, padre di due figli e ex operaio TCT, che ha oggi ha perso la vita mentre era impegnato ex art. 17 all’interno della compagnia portuale Nuova Neptunia.

L’Anmil esprime, inoltre, la propria disponibilità nell’assisterli gratuitamente in futuro nello svolgimento delle pratiche presso l’INAIL, ovvero tutta l’assistenza necessaria per ricevere il contributo regionale riservato alle vittime del lavoro e la pensione da parte dell’INAIL riconosciuta a prescindere alla posizione lavorativa del deceduto e dall’azienda in cui lavorava.

Inoltre, se dovessero emergere responsabilità dell’azienda della quale la vittima era dipendente, l’ANMIL Taranto intende costituirsi parte civile nel relativo procedimento.

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