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Brindisi: Medicina di genere. Le donne sono libere di autodeterminarsi?

Le donne, a Brindisi, sono libere di autodeterminarsi accedendo a servizi di cura sicuri?

nota FP CGIL

Questa OS lo ha già scritto e detto in diverse note precedenti: nel contesto di una policrisi,
generata dalla guerra economica e militare in Europa, che moltiplica, su chi ha un salario
riducendolo e su chi non ce l’ha ancora peggio, gli effetti del combinarsi di una crescita
pressoché nulla con un’inflazione a doppia cifra (e conseguente svalutazione dei risparmi) con
l’inasprimento (deciso politicamente) dei tassi di interesse e della speculazione sui prezzi delle
fonti energetiche, rende tutti più ricattabili, ma soprattutto, come già successo durante la
pandemia da SARS-COV-2 (che avrebbe dovuto insegnarci qualcosa), inasprisce le condizioni di
vita delle donne (rendendole sempre più vulnerabili ad ogni forma di violenza fisica sessuale
psicologica ed economica) e, naturalmente, ancor più nello specifico inasprisce le condizioni
della riproduzione sociale (con gli attacchi all’aborto libero e sicuro) alimentando la divisione
del lavoro e il suo sfruttamento in chiave sessista e razzista.
Anche in Italia e, dunque, a Brindisi, città da sempre dominata dai venti di Nord, da alcuni anni
spira il vento dell’Ovest, quello che ha spinto il muro portante, militare, della NATO in
Ungheria e Polonia (1999), prima di quello, finanziario bancario, della UE (2004), e, ora, quello
reazionario statunitense che ha negato il diritto all’aborto grazie al voto decisivo della giudice
Amy Coney Barret, nominata da Trump alla Corte suprema. A causa di questo vento, in Italia, e
a Brindisi, proprio come in quegli stati-nazioni europei succitati, vi è un rilancio della triade
Dio, patria e famiglia, declinata, però, nelle forme più sessiste, razziste,
omolesbobitransfobiche e abiliste, nella forma attualmente definita (da Sara Farris, sociologa
italiana che insegna presso la Goldsmiths-University di Londra) con il neologismo
femonazionalismo, (nato da un’inedita e strana alleanza tra nazionalisti, neoliberisti e
femmocrateche -neologismo femministe e burocrate-, in Francia con Marine Le Pen, nei Paesi
Bassi con Geert Wilders e Italia con Meloni) che impone, in una rigida catena materiale di
produzione e riproduzione sociale, ruoli di genere e assegna alle donne il compito della
riproduzione e della crescita della nazione bianca, patriarcale e eterossessuale, ovvero maternità
e lavoro di cura in cambio di briciole o di lavori poveri sottopagati o lavori in cui non è
assicurata la parità salariale.
È, dunque, ormai necessario che anche codesta amministrazione riconosca, nell’ottica della
centralità del paziente e della personalizzazione delle terapie, la necessità di porre particolare
attenzione al genere, inserendo questa “nuova” dimensione della medicina in tutti i percorsi
sociosanitari aziendali, nell’ottica di una reale integrazione territorio ospedale territorio, cioè,
occorre mettere il genere al centro del lavoro di cura svolto nelle strutture brindisine, per
garantire la piena appropriatezza degli interventi nel rispetto delle differenze di genere rese
evidenti dalla letteratura scientifica fino ad oggi!
La FPCGIL Brindisi vuole che le persone siano vive e libere, per questo non accetta la mancanza
di uno welfare adeguato a sostenere la libera e sicura scelta delle persone sui loro corpi in un
Paese che voglia dirsi civile. Serve, nel territorio brindisino, potenziare la rete dei consultori,
dei centri antiviolenza e, magari, istituire anche un PMA, per fornire un’educazione sessuale
nelle scuole, una contraccezione (di barriera e di emergenza) gratuita, un aborto libero, sicuro e

gratuito, una procreazione consapevole e responsabile, un’assistenza alla gravidanza gratuita
seguita, appunto in un’ottica integrata territorio ospedale, da un’assistenza ospedaliera al parto
naturale sicuro e libero dal dolore (ovvero in analgesia).
Partendo da questo specifico deficit pluriennale dell’ASLBR, la scrivente OS rileva che, dopo la
chiusura del punto nascita privato convenzionato (SALUS) cui le donne brindisine, per lo più
benestanti ed istruite, accedevano anche in virtù dell’esistenza di un servizio di parto analgesia,
al di là di proclami e qualche riunione organizzativa poco o nulla è stato realizzato nei fatti. Le
parole sono importanti, ma non bastano: a che punto sono i lavori per la ristrutturazione della
sala parto del Perrino per renderla sicura ai fini di eventuali tagli cesarei di emergenza e della
partoanalgesia? Nella consapevolezza della grande professionalità solerzia ed abnegazione del
personale delle UOC di Ginecologia Ostetricia, Anestesia e Rianimazione, Neonatologia, sempre
coeso nel loro lavoro collettivo, bisogna considerare che tra la sala parto, posta al nono piano, e
la sala operatoria, posta al quinto piano, del Perrino, le inefficienze strutturali del sistema
ascensoristico potrebbero mettere in grave difficoltà i professionisti** coinvolti e dunque
mettere a rischio la sicurezza delle cure a persone in un momento delicatissimo, in un passaggio
di vita che può evolvere drammaticamente repentinamente: quei lavori urgono! Basta coi ritardi!
Non meno importante della dotazione tecnologico-strutturale della sala parto, ai fini
dell’introduzione del servizio di partoanalgesia trattandosi di un lavoro di équipe, è la
formazione del personale coinvolto: nel Piano triennale della formazione (2022-2024)
dell’ASLBR non è minimamente citata la partoanalgesia. L’ASLBR, nonostante le numerose
sollecitazione provenienti dalla scrivente FPCGIL Brindisi, evidentemente, non ha in programma
di introdurre questo servizio oppure lo considera di scarso rilievo! Solo a Brindisi le donne
devono partorire ancora con dolore nel 2023? Eppure è evidente che questa carenza rende non
attrattive le strutture brindisine né per i medici né per le pazienti: queste ultime sono, in pratica,
costrette o a cercare altrove (quando possano permetterselo o indebitandosi) o sottoporsi a TC
per tocofobia, sostenendo anche un’innaturale domanda di TC soprattutto di quelle donne che
non possono permettersi la migrazione sanitaria: quale violenza può essere questa? Quale
disuguaglianza di salute?
Secondo la scrivente FPCGIL Brindisi occorre, pertanto, modificare e riorientare
l’organizzazione dell’ASLBR, sapendo che sempre di più le donne saranno le fruitrici dei servizi
e le erogatrici di cure.
Certo, la Puglia è, come acclarato e certificato nel Piano Nazionale dell’Equità in salute del
2023, tra le sette Regioni con minori livelli di soddisfacimento dei LEA e con le maggiori
difficoltà finanziarie e organizzative nella gestione del servizio sanitario da parte delle
rispettive Amministrazioni regionali, tali da richiedere un intervento a livello centrale e
l’ennesimo piano di rientro lacrime e sangue, in un contesto di crescita generalizzata delle
diseguaglianze, già aggravato dalla pandemia da SARS-COV-2.
Contestualmente, però, il PNRR e il DM 77 hanno dato nuovo impulso, nella riorganizzazione
della medicina territoriale, all’approccio di genere nella presa in carico dei pazienti** e,
pertanto, la FPCGIL Brindisi, con la presente, intende, ancora una volta lanciare un grido di
allarme a tutela delle donne con necessità di assistenza sociosanitaria nel territorio brindisino,
nella speranza che non rimanga una vox clamans in deserto, ponendo alcune domande a chi legge
sulla scorta di quelle che sono priorità individuate anche a livello ministeriale, alla luce anche
della recente nuova nomina del Commissario ASLBR.
In linea generale, perché l’ASLBR possa rispondere in modo sicuro e con elevati standard di
qualità alla domanda di salute di genere che parte dal territorio dovrebbe, innanzitutto,
potenziare la prossimità ed avere un numero di consultori per abitanti pari almeno a 1/20000
residenti (come previsto dalla legge 34/1996); ma, purtroppo, attualmente, non tutti i Comuni
della Provincia brindisina sono dotati di un consultorio e i Comuni più popolosi a stento ne
hanno uno (due soltanto a Brindisi)!
Quali sono i programmi dell’ASLBR per lo sviluppo di questa rete in affanno, ma fondamentale
per l’integrazione ospedale-territorio nelle politiche di genere nel territorio brindisino?
Con riguardo alla formazione, ancora una volta considerando che i servizi consultoriali si
basano sul lavoro in équipes multiprofessionali e multidisciplinari e che la molteplicità degli
interventi che i consultori sono chiamati a svolgere – anche in relazione ai cambiamenti del
territorio in cui sono inseriti – rendono necessario un aggiornamento continuo, codesta Dirigenza
medica e sanitaria SSN

  • La parola genere sia intesa più estesamente come l’insieme delle differenze biologiche (sesso), socio-economiche e culturali (genere).
    **Nella consapevolezza della natura strutturale dei divari in Italia, nella presente si userà il plurale estensivo esclusivamente per esigenze di
    scorrevolezza nella lettura.
    amministrazione, al di là delle dichiarazioni programmatiche nel Piano Triennale della
    formazione, come intende agire concretamente?
    Nello specifico della salute riproduttiva e di coppia, nel contesto di una reale integrazione
    territorio ospedale territorio, il consultorio familiare dovrebbe svolgere un importante ruolo
    nella assistenza alle donne in gravidanza, nella prevenzione dell’IVG e nel supporto alle donne
    che decidono di interrompere la gravidanza, dal counselling prima della procedura ai controlli
    medici e il counselling contraccettivo post-IVG: a che punto è l’ASLBR su questi percorsi? A
    questa OS risulta che, attualmente, non solo le donne con più alto titolo di studio o con migliori
    risorse economiche scelgono di rivolgersi al professionista privato, ma anche quelle in cattive
    condizioni economiche, evidentemente a causa di un’insufficiente offerta pubblica assistenziale
    territoriale: è stata mai eseguita un’analisi di queste scelte per orientare la politica sanitaria
    brindisina al fine di ridurre questa grave fonte di disuguaglianza? L’ISTAT registra che il ricorso
    ai consultori familiari da parte delle donne in gravidanza è fermo al 9,4 per cento nel Sud
    rispetto al 25,2 per cento nel Nord est, nonostante l’offerta quantitativa di tale servizio sia
    omogenea sul territorio (ogni 20.000 abitanti sono presenti 0,7 consultori familiari pubblici sia
    nel Nord sia nel Sud): a che punto è l’ASLBR? Lo stato di salute delle donne in gravidanza
    tradizionalmente viene valutato mediante la misura della mortalità materna e qualche episodio di
    cronaca recente ce lo ricorda!
    Giova ricordare che le suddette strutture rappresentano la prima e la più prossima possibilità di
    accesso diretto a prestazioni sociosanitarie per la promozione e la tutela della salute della
    donna, soprattutto sessuale e riproduttiva, ma anche familiare e dell’adolescenza, soprattutto per
    le donne (cittadine italiane e non) e le lavoratrici poste all’incrocio di diverse forme di povertà
    (assoluta, educativa, energetica, lavorativa, etc.). La lotta delle donne per la libertà di
    autodeterminarsi, per poter scegliere sui loro corpi e sulle loro vite, inizia, spesso, nelle loro
    abitazioni, ma trova ostacoli nelle istituzioni che dovrebbero ridurre le condizioni impediscono
    questa libertà, ma che, invece, contribuiscono ad esercitare violenza sulle donne, persone con
    capacità gestante, sui corpi di chi ha un’identità di genere non conforme e sui corpi di scappa
    dalla guerra, persone migranti e senza reddito: una violenza che è tanto più brutale quanto più
    alto è il tasso di obiezione di coscienza in un contesto socioeconomico culturale caratterizzato
    da indici di povertà di ogni tipo (assoluta, relativa, educativa, lavorativa, sanitaria, etc)
    altissimi e, quindi, abitato da persone che non hanno un reddito per spostarsi!
    Esiste un programma di informazione per una contraccezione libera informata gratuita ed
    efficace sia durante l’atto sessuale (preferibilmente con dispositivi di barriera efficaci anche nel
    contrasto alla diffusione dell’HIV) sia in emergenza con l’uso di Levonorgestrel (Norlevo,
    pillola del giorno dopo) e Ulipristal acetato (ellaOne, pillola dei 5 giorni dopo)? Il colloquio
    post IVG non è una generica visita di controllo ospedaliera, ma un momento di ascolto e
    consulenza fondamentale per le donne per un sostegno e counselling personalizzato e costante
    nel tempo, anche per promuovere una procreazione responsabile ed evitare abortività ripetuta!
    Esistono nell’ASLBR efficaci flussi informativi per un effettivo monitoraggio e interpretazione
    dei dati sulla Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG)? Qual è il tasso di abortività
    nell’ASLBR e qual è il peso delle scelte delle donne straniere, nella condizione di migrante, su
    questo tasso? Particolare attenzione dovrebbe essere rivolta a queste donne perché ancor più
    delle cittadine italiane sono messe in difficoltà dall’intersezione di diverse condizioni di
    disuguaglianza, tra difficoltà di comprensione e comunicazione della lingua italiana, di accesso
    ai servizi sanitari, lavoro precario e povero, lontananza dalla famiglia di origine e, spesso,
    anche dal proprio partner che aumentano i problemi nella relazione di cura.
    Purtroppo, come in gran parte dell’Italia, anche nell’ASLBR, con l’avanzare del tempo,
    l’esercizio dell’obiezione di coscienza (ex art. 9 della legge n. 194 del 1978) da parte di un
    sempre crescente numero di operatori sanitari ha iniziato a costituire un serio ostacolo alla
    possibilità dell’interessata di accedere alla procedura di interruzione in modo sicuro e non
    eccessivamente oneroso: nell’azienda brindisina qual è il numero complessivo delle unità di

personale obiettore operante negli istituti di cura con reparto di ostetricia e/o ginecologia per
categoria professionale (medici ginecologi, medici anestesisti, professioni sanitarie non
mediche) e non obiettore, con analogo dettaglio per categoria professionale? Qual è l’impatto
dell’esercizio del diritto all’obiezione di coscienza da parte del personale sanitario rispetto alla
disponibilità di accesso al servizio IVG? Provoca una mobilità passiva verso altre asl o altre
Regioni? E rispetto al carico di lavoro degli operatori sanitari non obiettori, qual è l’effetto?
Alla scrivente OS, ad esempio, non risulta che in nessuno stabilimento ospedaliero del
brindisino vengano programmate sedute operatorie specifiche per le IVG chirurgiche eseguite
mediante isterosuzione, Karman e raschiamento: non sono necessarie, cosa inverosimile, o non
vengono organizzate se non estemporaneamente ed occasionalmente in base alla combinazione
fortuita della turnistica del personale non obiettore? Quali sono i tempi di attesa per
l’intervento? Qual è la percentuale di IVG entro le prime 8/9 settimane di gestazione con tecnica
farmacologica (Mifepristone + prostaglandine)?
Quali sono, invece, al contempo le strutture in cui si può partorire in maniera sicura atteso che
l’unico punto di raccordo è ormai l’ospedale Perrino mentre in questi ultimi tempi è stata
fortemente ridimensionata l’offerta del presidio di Francavilla alla luce di gravi carenze di
organico medico? Cosa possiamo e dobbiamo fare per migliorare le prestazioni assistenziali nei
confronti delle donne brindisine?
Alla luce di quanto sopra, la FPCGIL brindisi, certa che sia una priorità non più procrastinabile,
chiede un cronoprogramma territoriale di interventi urgenti e risolutivi a tutela dell’utenza
femminile e dei lavoratori incardinati nei servizi di cura dedicati alle donne.

Luca Ghezzani Chiara Cleopazzo
Coordinatore FPCGIL Dirigenza Medica e Sanitaria SSN Segretaria FPCGIL Brindisi

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