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Brindisi: Barocco Festival. La rivoluzione in musica di Monteverdi

La XXV edizione del “Barocco Festival Leonardo Leo” prosegue mercoledì 7 settembre, alle ore 21, nel Chiostro di San Paolo Eremita a Brindisi con il concerto “Dalla prima alla seconda prattica”. Protagonista l’ensemble veneto “Les Nations” con un programma dedicato all’inizio del Seicento musicale, segnato da un avvenimento fondamentale: il passaggio dalla prima alla seconda “prattica”, iniziato nell’ambito della Camerata Fiorentina e portato a compimento da Claudio Monteverdi. Biglietti disponibili nel luogo del concerto. Ticket euro 3 – Info T. 347 060 4118.

La musica si estraniò per gradi dal medievale “Quadrivium” (aritmetica, musica, geometria, astronomia) divenendo un veicolo espressivo al servizio di un affetto immediatamente recepibile. Ciò implicò un graduale allontanamento dalla sensibilità rinascimentale e un crescente interesse per i moti dell’anima e per la poesia. Monteverdi non ha bisogno di anniversari per essere celebrato e il programma del concerto gli rende omaggio attraverso un organico particolare: alcuni dei suoi bellissimi duetti, sacri e profani, saranno eseguiti da un soprano e un cornetto al posto della seconda voce. «Quel lascivissimo cornetto» è la definizione che Benvenuto Cellini dà allo strumento che egli stesso suonava quando non creava le sue splendide opere d’arte.

Il cornetto era uno strumento molto amato all’epoca di Monteverdi e il suo modo di “cantare” e di esprimere i sentimenti alla stessa maniera della voce umana lo rende un perfetto sostituto della seconda voce nei duetti. Lo strumento scompare quasi completamente dopo il periodo di grande popolarità che aveva goduto tra la fine del Cinquecento e la prima metà del Seicento, quando raggiunse un elevato grado di virtuosismo e fu considerato un rivale della voce nella nuova musica in stile concertante e per voci solistiche. La sua estensione e le sue caratteristiche sonore lo rendono uno strumento “a metà” tra lo stile sacro e quello profano, capace di «cantare come un angelo e sedurre come un diavolo», con una voce forte abbastanza da riempire le volte di una grande chiesa veneziana quando si esibiva assieme ai tromboni, ma dolce e delicato nella musica destinata alle piccole stanze di un palazzo nobiliare. Lo stesso trombone, ideale compagno del cornetto, presenta le stesse caratteristiche di duttilità: l’ensemble è qui ultimato dalla tastiera che completa le armonie, aggiunge brillantezza al suono, sottolinea le dissonanze e rinforza l’impulso ritmico.

Monteverdi ha rappresentato un importante punto di riferimento per la riflessione sulla messa in musica di un testo poetico e la definizione del teatro musicale di avanguardia. Il linguaggio di Monteverdi era già stato oggetto di controversia quando, nel 1600, Giovanni Artusi attaccò, tra le altre composizioni, due suoi madrigali, accusandolo di aver sconfinato dai limiti dell’equibrata polifonia, ideale della musica del Rinascimento. Monteverdi scrisse una difesa, pubblicata nel 1607, in cui affermava che se il vecchio stile, la prima “prattica”, era adatto per la musica da chiesa, una seconda prattica, in cui «le parole sono compagne dell’armonia, non sue serve», era più appropriata per i madrigali, nei quali l’essenziale era trasmettere i precisi contorni emotivi del testo.

I duetti di Claudio Monteverdi si trovano sparsi tra diverse pubblicazioni: quelli sacri provengono soprattutto da collezioni miscellanee di musiche di diversi autori nel nuovo stile concertato per poche voci; solo “Pulchra es”è tratto da quell’incredibile catalogo di forme musicali che è il “Vespro della Beata Vergine”. I duetti profani appartengono invece a un altro vocabolario della musica moderna, il rivoluzionario “Settimo libro”di madrigali, il cui titolo di “Concerto”annuncia chiaramente il progetto che Monteverdi aveva in mente: non più madrigali polifonici ma duetti virtuosi ed espressivi, brani solistici a volte accompagnati da una considerevole massa di strumenti; perfino canzonette, come le due che chiudono la collezione.

Le composizioni strumentali che si alternano ai brani vocali sono state composte nello stesso periodo; alcuni autori, come Barbarino, vivevano e lavoravano a Venezia ed è plausibile che le loro musiche fossero note a Monteverdi, come è possibile anche pensare che conoscesse l’opera tastieristica di Frescobaldi, un altro innovatore sulla scena del primo Seicento. Oppure che avesse ben presente il famosissimo madrigale “Ancor che col partire”, ancora base per improvvisazioni dopo ben cento anni dalla sua composizione.

• Mercoledì 7 settembre ore 21.00

Chiostro di San Paolo Eremita • Brindisi

Dalla prima alla seconda prattica
Monteverdi: la svolta nella musica


Ensemble Les Nations

Anna Simboli soprano

Clément Gester cornetto

Mauro Morini trombone

Maria Luisa Baldassarri cembalo

Geolocalizzazione chiostro di San Paolo Eremita

rebrand.ly/ChiostroSanPaolo

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